domenica 15 gennaio 2017

STEP 23

Per questo post, oggi andremo a trattare un argomento "selvaggio". Analizziamo quindi il nostro color Sabbia dal punto di vista Selvaggio. Per questa trattazione mi rifaccio all'opera "Pensiero selvaggio" di Claude Lévi Strauss, in cui l'autore cerca di far capire al lettore che quello che siamo oggi, quello che è la società moderna, non nasce dagli ultimi anni di ammodernamento, ma ha radici che toccano le era prima della nascita dell'uomo. Ciò vuol dire che ci basiamo su un fatto di discendenza: ogni cosa deriva da un predecessore (come l'uomo), fino ad arrivare ad una condizione primitiva che sta alla base di tutto. Quindi oggi andiamo a scoprire questa dimensione primitiva del nostro colore.
Tutti gli indigeni classificavano ciò che potevano osservare e toccare tramite aggettivi e colori, di modo da poterli riconoscere subito, e proprio quei risultati da loro trovati, vengono sfruttati ancora oggi da noi. Inoltre ogni uomo era legato a clan di appartenenza, e questa differenza tra i vari clan era data da caratteristiche di abbigliamento, di rappresentazione tramite disegni, e colori dipinti sul volto. Cacciatori, medici, danzatori, tutti avevano colori e forme di dipinti lungo il corpo diversi, e ogni simbolo rappresentava una caratteristica ben precisa.
Il color Sabbia si riscontra spesso nelle cerimonie degli aborigeni, con le quali festeggiavano gli dei, inauguravano la caccia e inizializzavano i giovani cacciatori e le giovani spose.

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